Questa immagine racconta una storia.
La caccia è stata e può ancora essere necessità, è e può continuare ad essere tradizione, può essere una scelta consapevole all’inseguimento della sostenibilità, può essere passione travolgente. Purtroppo può anche essere solo un passatempo, un capriccio per facoltosi, diventare un’ossessione irrefrenabile, un reato. Può essere un reato sin dall’inizio se praticata priva di etica.
Il cacciatore contemporaneo rispetta in maniera totale e incondizionata la sua preda, mosso da principi di etica venatoria, erudito e addestrato, persegue una concezione gestionale competente.
Tuttavia l’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (ISPRA) non considera nella maniera dovuta l’etica, costringendo, attraverso le sue indicazioni, il prelievo di femmine gravide.
Ci sono cacciatori contemporanei che hanno tentato di cambiare le cose, ma ISPRA ha detto no, rigettando la richiesta presentata da alcuni comprensori alpini piemontesi di poter svolgere l’attività venatoria a settembre, prima del bramito del cervo, il periodo degli amori, prima che le femmine siano gravide.
Questa immagine ritrae un feto di cervo, uno dei tanti che non hanno visto la luce.
Questa immagine racconta una storia, quella dell’ etica venatoria di ISPRA.